Mar. Apr 23rd, 2024

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Contro il progresso, la dissacrante riflessione di Esteve Soler sulla contemporaneità

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Il problema non è il progresso, secondo Massa, ma la direzione verso cui lo indirizziamo noi uomini. Salvarsi è possibile?

Al Tina Di Lorenzo è andata in scena l’amara e dissacrante riflessione di Esteve Soler sulla contemporaneità, con la regia di Giuseppe Massa e la drammaturgia di Margherita Ortolani. Una produzione a cura di Teatro Libero di Palermo, Fondazione Teatro Tina Di Lorenzo e Suttascupa.

In passato hanno sbagliato, ma ora siamo sicuri di andare nella direzione giusta? E’ questa la domanda da cui parte il testo del drammaturgo catalano Esteve Soler, messo in scena dal regista Giuseppe Massa sabato 7 dicembre al Teatro Tina Di Lorenzo.

Contro il progresso prende spunto dall’omonimo libro (parte di una trilogia assieme a Contro l’Amore e Contro la Democrazia) di Esteve Soler ed è una critica spietata e grottesca alla società attuale nella quale la disumanità, l’indifferenza sono divenute normalità. Il testo si snoda attraverso sette brevi scene che partono da contesti quotidiani nei quali si verifica un ribaltamento estremo e paradossale, al limite del possibile, che trasforma una realtà apparentemente innocua in una situazione insensata, irrazionale.

Nel testo di Soler le scene sono autonome, Massa invece le collega utilizzando il racconto degli attori protagonisti che danno vita a uno spettacolo tutto ritmo in cui alternarsi di stasi e movimento, di luci, ombre e colori, mette in discussione i risultati del progresso che viviamo oggi.

Centrale la questione razziale presente in quasi tutte le scene: una coppia di sposi (Emiliano Brioschi e Salvatore Tringali) che, trovatisi davanti una ragazza di colore e bisognosa (Glory Arekekhuegbe), si preoccupa esclusivamente della televisione malfunzionante; successivamente la stessa coppia, personificazione dell’indifferenza verso i bisogni del prossimo, non si cura di una persona investita da un tram – associata a un cane; nella terza scena il culto del dio denaro diviene oggetto di un gioco tra marito e moglie: la mela, simbolo del consumismo e del peccato, è oggetto dei  desideri e delle confusioni della coppia.

Immediatamente cambiano i protagonisti: una maestra tenta di imporre a una bambina straniera la nostra lingua e le nostre storie e poi ritorna la coppia di sposi delle scene precedenti, ormai sul punto di lasciarsi perchè il loro contratto di matrimonio sta per scadere.


Ci troviamo di fronte alla rappresentazione di una società in cui i rapporti umani sono a tempo determinato e in pochi sono a soffrirne, schiavi delle promesse del progresso, figure senza empatia che hanno perso il senso dell’essere umani. L’ultima scena è al contempo simbolo di distruzione e speranza: la ragazza, prima ignorata, uccisa ed espropriata della propria cultura, diventa una foca e uccide la coppia di sposi in una esplosione di suoni, luci e emoticon colorate.

Il problema non è il progresso, secondo Massa, ma la direzione verso cui lo indirizziamo noi uomini. Salvarsi è possibile, dunque?

Spettacolo interessante e ricco di significati; bravissimi gli attori che, sapientemente diretti da Giuseppe Massa, hanno saputo rappresentare l’irrazionalità, la disumanità della nostra società utilizzando una ironia pungente, surreale, ai limiti del grottesco.

Rossella Adorno, Dalila Cultrera,
Giulia Toro, Ilaria Zani
IV B liceo classico

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