Sab. Apr 20th, 2024

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Dina e Clarenza: quando i nonni raccontano

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Era una delle prime volte che scendevo in macchina a Messina con mio nonno e per lui, vista l’età avanzata, era forse uno degli ultimi “giretti” con l’auto. Quella volta mi portò in città per farmi ammirare lo spettacolo del campanile del duomo che, tutti i giorni a mezzogiorno, sulle note dell’Ave Maria di Schubert, si mette in azione. La prima figura ad entrare in scena è il leone, simbolo della città di Messina. Sotto di lui vi è il gallo, simbolo di risveglio e di rinascita. Nella terza scena viene riprodotta la storia della costruzione del santuario di Montalto. Dopo queste rappresentazioni, legate alla storia cittadina messinese, è il momento delle scene religiose, legate ai momenti più importanti dell’anno liturgico. Infine, nelle ultime due scene, compaiono la Madonna della Lettera, patrona della città di Messina e le quattro fasi della vita, con al centro la morte, rappresentata con una falce. Ma tra tutte le varie scene e i diversi personaggi il mio sguardo cadde subito sulle due figure ai lati del gallo che, mediante una corda, suonavano le campane. Vista la curiosità, chiesi subito a mio nonno, che le figure e i movimenti del campanile li conosceva a memoria.

“Nonno, cu sunnu di du fimmineddi, misi vicini o jaddu e picchi sonunu i campani?

Vincinzeddu, di du fimmineddi sunnu Dina e Clarenza. Iddi sabbaru Missina ‘nta guerra du Vespru, ‘nto 1282.

Nonno, cuntimi di sta’ guerra.

Sta’ guerra ‘ncuminciau o lunedì i Pasca. Tutti i siciliani s’aviunu siddiatu cu re francisi (Carlo I D’Angiò), e iddu mi ci ‘nsigna a ‘ducazioni a modu soi, mannau a tanti patti i so suddati, puru a Missina. I missinisi ciccaru mi si difennunu e ‘nchiuderu a città ‘nta ogni patti. Na notti però, i suddati francisi stavanu trasennu d’arreti, da patti di coddi. Dina e Clarenza, chi s’aviunu misu a Montalto, i vittiru. Dina cuminciau a tirari petri rossi e ‘mmazzau na picca i suddati. ‘Nto frattempu Clarenza, scinniu o duomo, chiana ‘nto campanaru e sunannu fotti fotti i campani, svigghau tutti i missinisi, chi batteru i francisi.”

 

“Nonno, chi sono quelle due donne, messe vicine al gallo e perché suonano le campane?

Vincenzino, quelle due donne sono Dina e Clarenza. Loro hanno salvato Messina nella Guerra del Vespro, nel 1282.

Nonno, raccontami di questa guerra.

Questa guerra ebbe inizio il lunedì di Pasqua. Tutti i siciliani si erano rivoltati col re francese (Carlo I d’Angiò), e lui, per placare gli animi a modo suo, inviò in molte zone della Sicilia i suoi soldati, pure a Messina. I messinesi cercarono di difendersi e chiusero la città da ogni parte. Una notte però, i soldati francesi stavano penetrando da dietro la città, dalla parte dei colli. Dina e Clarenza, che si erano messe di guardia a Montalto (all’epoca colle della Caperrina), li videro. Dina cominciò a tirare grosse pietre e uccise una buona parte di soldati. Nel frattempo, Clarenza scese al duomo, salì nel campanile e, suonando con insistenza le campane, svegliò tutti i cittadini di Messina, che sconfissero i soldati francesi.”

Per omaggiare il coraggio di queste due donne, la città di Messina ha posto nel famoso campanile, due figure bronzee che le rappresentano. Inoltre, palazzo Zanca, sede del municipio, ospita due bassorilievi che raffigurano Dina e Clarenza.

Vincenzo De Luca – 3A Liceo Scientifico

 

 

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