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ESSERCI nella Storia

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La biscrittora Maria Attanasio lancia questa sfida alle giovani d’oggi, dialogando su Risorgimento perduto e Rosalie Montmasson.

Lo scorso 3 marzo, nel salone delle feste di palazzo Nicolaci, si è tenuto l’incontro dal tema L’altra Storia. Il Risorgimento perduto, momento di dialogo con la scrittrice Maria Attanasio, autrice de La ragazza di Marsiglia. L’evento, organizzato dalle associazioni Toponomastica femminile e Semaforo rosa in collaborazione con il Comune di Noto, rappresenta una delle tappe del percorso della manifestazione Donne S-legate, ricca di preziosi contributi culturali da sviluppare nell’arco di una settimana, dal 29 febbraio all’8 marzo. 

Ha aperto l’incontro l’assessora Giusi Solerte che ha sintetizzato gli eventi che hanno già avuto luogo e prospettato quelli in programma, ringraziando l’Istituto Matteo Raeli per l’assidua e fattiva presenza nel territorio.

La prof.ssa Corrada Fatale è intervenuta poi facendoci notare come nei libri di storia le donne nel periodo risorgimentale, e non solo, siano pressoché ignorate e, persino nelle edizioni più recenti e aggiornate, rivestano un ruolo del tutto marginale. Invece le donne ci sono sempre state. La prof Fatale richiama “le Giardiniere”, di cui Mazzini e Garibaldi riconoscevano il ruolo fondamentale in qualità di staffette portatrici di messaggi, o le combattenti, sempre pronte ad esporsi anche vestite da uomini, come la catanese Peppa la Cannoniera.

Il professore Lorenzo Perrona ha poi avviato il dialogo con Maria Attanasio, che si definisce biscrittora, cioè poeta e scrittora, chiedendole da dove è nata la curiosità nei confronti della donna che ha raccontato. La scrittrice ha esordito rivelandoci che quando ha in mente di scrivere un romanzo non riesce a fare a meno di pensare a figure femminili ardimentose, che sfidano la mentalità maschilista e sessista. Queste donne entrano in lei e le chiedono urgentemente di essere raccontate. Così è stato per Rosalie Montmasson, nel cui nome si è imbattuta casualmente a Firenze, notando un’epigrafe sulla parete di un palazzo, in cui è identificata come l’unica donna che ha partecipato alla spedizione dei Mille di Garibaldi.

“Debbo sapere perché questa donna è stata cancellata”: l’imperativo urgente ha reso necessaria una ricerca di 7 anni nella quale, insieme a Rosalie, è venuta fuori l’altra parte del Risorgimento, quella mazziniana e garibaldina. Si è avvalsa dei memorialisti garibaldini pubblicati alla fine degli anni ’60 dell’Ottocento, in particolare di Giacomo Oddo che, nel 1863, dice di Rosalie Montmasson: “Il tuo nome non morirà mai e sarà sempre simbolo di libertà”. È Oddo che ci ha trasmesso un ritratto particolareggiato ed esaltante dell’eroina: una donna molto conosciuta ma, in seguito all’annullamento del matrimonio con Crispi, intorno a lei era calato il silenzio. Invece continuava a combattere, coerente agli ideali in cui credeva. Durante la stesura del romanzo, Maria Attanasio ha dovuto affrontare un periodo di mancata ispirazione, il cosiddetto “blocco dello scrittore”; è riuscita a superarlo grazie al suggerimento di un amico che la sorprende con la notizia di un busto di Rosalie conservato al museo di Caltagirone. La scrittrice, infatti, aveva viaggiato in lungo e in largo senza imbattersi mai in un’opera a lei dedicata. In realtà, Crispi, malgrado la distanza tra i due, le aveva mandato uno scultore per realizzare quel busto. Inoltre, un busto dello stesso Crispi è stato ritrovato nella casa di Rosalie, a dimostrazione del fatto che Rosalie e Fransuà avevano mantenuto i rapporti anche dopo la separazione. Ci piace pensare che nell’averle affidato l’opera scultorea, Crispi riconoscesse che solo Rosalie potesse essere la custode preziosa degli ideali di libertà che li avevano fatti incontrare e che forse erano ancora vivi in lui, nonostante l’opportunistica svolta monarchica. È come se le avesse affidato il suo cuore.

La figura di Rosalie Montmasson, nel romanzo di Maria Attanasio, oltre alla fedeltà storica, presenta i caratteri della finzione letteraria laddove è stato necessario dare spessore e profondità al personaggio attraverso l’immaginazione di emozioni e riflessioni. La scrittrice non manca di mettere in evidenza anche i personaggi maschili del romanzo, in particolare l’affascinante figura del prete che ha celebrato il matrimonio a Malta. “Ognuno di questi uomini, confessa, meriterebbe un libro a sé”.

Il vivace colloquio con Maria Attanasio è stato alternato da letture di passi scelti eseguite da studentesse del Matteo Raeli.  Infine, abbiamo chiesto alla scrittrice quali atteggiamenti o aspetti della personalità dell’eroina dovrebbero essere maggiormente recepiti dalla nostra generazione. Insomma, chi sarebbe oggi Rose Montmasson? Sorridendoci, ci ha risposto che la cosa fondamentale è “l’esserci: non rinunciare mai alla propria coscienza critica, farsi portavoce di libertà di pensiero e di espressione, non farsi imprigionare, essere protagoniste della storia”.

Giada Cavallo, Federica Licata, Annamaria Napolitano
IVA Liceo Scientifico

 

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