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I massacri delle Foibe: perché non vogliamo dimenticare

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La seconda tappa del progetto “…E DOPO L’ODIO? A Siracusa diritti e libertà in Vetrina” è stata dedicata ai massacri delle Foibe.

 

Le foibe: altra VERGOGNA del genere umano. Dobbiamo ricordare per fare in modo che non si verifichi più, nel corso della storia, una simile tragedia”. Con queste parole il Dirigente Scolastico Concetto Veneziano ha aperto l’incontro dedicato al ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano, tenutosi venerdì 7 febbraio nell’Aula Magna del plesso Platone dell’IIS “Matteo Raeli” di Noto, come seconda tappa del progetto promosso dalla Prefettura, dall’Ufficio Scolastico Regionale di Siracusa e dalla Consulta degli studenti in collaborazione con Assostampa Siracusa.

Il progetto è nato con l’obiettivo di favorire un complessivo approfondimento delle diverse manifestazioni di violenza e prevaricazione che hanno segnato la storia del ‘900 e delle altre che connotano la società contemporanea, quali bullismo e femminicidio.

Il DS Veneziano ha esordito raccontando una sua esperienza personale: “Una persona a me molto cara ha sposato la figlia di una vittima delle foibe. Molte famiglie, dall’oggi all’indomani, si videro togliere tutto. Con i soli vestiti che indossavano furono costretti ad andare via. Alcuni furono destinati alle caserme del Nord e del Centro Italia e spesso non trovarono l’accoglienza che si aspettavano. Non sempre trovavano solidarietà nelle comunità che li accoglievano. Si aggiungeva così dolore al dolore. Dopo si sono creati una seconda vita. Questa persona era molto attiva, ma in un preciso momento della giornata tralasciava tutte le attività e si dedicava esclusivamente alla lettura de ‘Il Piccolo di Trieste’. Era un rito. Anche se aveva solo la seconda elementare aveva più cultura dei suoi nipoti che studiavano al liceo.”

Rivolgendosi a noi ragazzi/e ci ha ricordato che andare a scuola non è un fatto scontato, è quasi un privilegio perché questa opportunità, che oggi abbiamo, è una conquista di chi ci ha preceduto.

Il dirigente ha invitato i presenti a riflettere sul fatto che in queste tragedie non può esserci colore e che non esiste in natura essere più crudele dell’essere umano in quanto compie il male volontariamente, richiamandoci alla solidarietà per far star bene l’altro, al recupero del senso dei rapporti umani, alla sensibilità verso chi ha bisogno di un conforto o anche di un richiamo.

Questa giornata – ha aggiunto la prof.ssa Corrada Fatale è un piccolo seme che mettiamo nella coscienza di tutti. Un seme di tolleranza, di ricordo”. La docente di filosofia ha spiegato come fino a qualche tempo fa nei libri di storia non esisteva la parola foiba e quindi non si sapeva nulla di quanto fosse accaduto nel 1943 dopo l’armistizio dell’8 settembre o nel 1945 dopo la liberazione. Solo dopo il 1992, dopo la guerra nella ex Jugoslavia, è venuta alla luce questa pagina di storia.
“Giorno del ricordo: la storia CONDIVISA – ha commentato la Fatale – potrebbe essere il titolo di questa giornata, proprio per evidenziare l’apertura, il riconoscimento di questi eventi… ‘Storia condivisa’ perché è una storia di tutti, affinché possa esserci pacificazione.

A seguire le/gli studenti degli indirizzi Classico e Scientifico hanno contribuito attivamente con le loro ricerche presentando l’argomento non solo dal punto di vista storico attraverso videoclip o powerpoint, ma anche riportando testimonianze, lettere di condannati ed esponendo riflessioni personali.

Al termine il dirigente scolastico ha evidenziato che “la fine di una guerra non è la vera fine della guerra. La guerra continua a dividere, continua a metterci uno contro l’altro… Come a Berlino, anche a Gorizia c’era un muro che segnava il confine tra due Stati. Mentre il muro di Berlino è stato abbattuto dalla storia e il popolo tedesco si è riconciliato, noi Italiani non abbiamo avuto la stessa fortuna. Questo muro è rimasto e lo possiamo abbattere soltanto noi, conoscendo gli altri, aprendo i nostri orizzonti, conoscendo altre culture. Nella vita dobbiamo cercare di abbattere i muri, non di alzarli. Sulle foibe c’è stato per decenni un muro di silenzio. Non esistono soltanto i muri fisici, ci sono anche muri invisibili: sono i muri che ci creiamo dentro, credendo a cose che sentiamo dire e che non proviamo ad approfondire o a conoscere. Ad esempio, rispetto alle notizie che oggi circolano sul web con una velocità al di fuori da ogni tipo di controllo, noi ci soffermiamo superficialmente alla prima di esse. Siamo in un momento della vita in cui, invece, dobbiamo sviluppare la capacità critica che è LIBERTA’, libertà significa usare la propria testa nel modo corretto.”

Questo incontro, per gli studenti e le studentesse del “Raeli”, oltre ad essere un’occasione per non dimenticare, è stato una lezione di vita!

Articolo di Francesco Landogna
IIIB Liceo Classico

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