Ven. Apr 19th, 2024

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Intervista a Giuseppe Massa

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«Perché chiamare questo spettacolo “Miracolo”?»

«Perché è l’attesa che accada qualcosa di insondabile, l’attesa che qualcosa accada dall’esterno. E può accadere solo se qualcosa di magico, di sovrannaturale o quasi di spirituale accade. È quasi una necessità, forse abbiamo bisogno di spiritualità e invece stiamo sempre più cadendo verso il materialismo.»

«Il materialismo a cui fa riferimento risiede nel non sapere e nel decidere cosa fare del cadavere che viene trovato?»

«Certo, questo è un testo che, anche se in chiave ironica e grottesca, parla di disumanità. Credo che 50 anni fa, un testo del genere non avrebbe avuto senso, ma nel periodo in cui viviamo stiamo raggiungendo dei limiti di barbarie veramente deprecabili. Sì, i protagonisti sono grotteschi, ma non è così tanto improbabile che una cosa del genere oggigiorno accada. Tuttavia, io non li condanno: i due fratelli becchini sono anche loro vittime del sistema. Lo spettacolo li vede in scena che pensano e ragionano su come sbarazzarsi di questo cadavere, può sembrare un problema sciocco ma per loro è un problema, è rimasto infatti solo un posto nella tomba di famiglia. Ammetto di non vederli molto distanti da me, penso che se io mi fossi trovato nella loro stessa situazione, mi sarei trovato in difficoltà. Inoltre, il loro background è quello del sotto-proletariato.»

«Lei prima parlava di disumanità ma nel caso dei due protagonisti, vittime anche loro di questa ignoranza che si propaga, non crede che la loro ostilità ceda il posto ad un’umanità che appartiene a tutti e che deriva dall’essere tutti uomini?»

«Si, alla fine i due fratelli becchini diventano quasi razionali, e mostrano una sorta di umanità che ci accomuna, tanto che si addormentano vicini al cadavere. Danno quasi l’impressione che a forza di ragionare lo abbiano accolto, certo a modo loro, ma lo hanno accolto. È ovvio che poi quando rientra Glory (l’altra attrice), lì c’è uno scatto ulteriore, perché lì c’è il punto di vista di una madre. Ad essere sincero, nel mio cuore li perdono i due fratelli becchini. Perché in un qualche modo li comprendo e alla fine non si sbarazzano del corpo. Ci ragionano, ma poi non hanno il coraggio, non ce la fanno. Però il personaggio che interpreta Glory, ovviamente non può perdonarli in quanto madre.»

«Crede che questo spettacolo portato fuori dalla Sicilia, poiché interpretato in siciliano, nello specifico, in dialetto palermitano, avrebbe lo stesso impatto sul pubblico?»

«Sono convinto di sì, sono sicuro. Se ovviamente sostenuto da sottotitoli. Questo spettacolo è stato portato anche ad Atene ed è andato benissimo. Accade qualcosa di diverso, ma funziona. I sottotitoli sono, comunque, fondamentali perché è un teatro di parola.»

«Cosa pensa delle politiche anti-immigrazione che sono state propagandate negli ultimi tempi da alcuni politici italiani?»

«Il problema non è che la destra faccia la destra, ovvero che dica ai poveri di prendersela con quelli più poveri.  Non risiede qui il problema, anche se stanno raggiungendo dei picchi esagerati, come la notizia della segretaria leghista che strappa la coperta ad un barbone, come se fosse un atto eroico. Il problema sta dall’altra parte. Io oggettivamente vengo dall’area più di sinistra, e riconosco che non riusciamo bene a far passare alcuni valori, anche dal punto di vista pragmatico, sociale, dal punto di vista di incontri con altre culture, con altre persone. Loro fanno il loro lavoro, ed evidentemente è la sinistra che non riesce a reagire come dovrebbe.»

 

 

Chiara Rametta

 

Foto credit: https://www.sipario.it/recensioniprosam/item/11991-miracolo-regia-giuseppe-massa.html

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