Mer. Apr 24th, 2024

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Intervista a Luca Persico e Pino Carbone

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«Cosa vi ha spinto a mettere in scena questo spettacolo?»

«Ho appena compiuto cinquant’anni e il gruppo trenta, sono cifre tonde che portano a riflettere sul mio viaggio. Mentre riflettevo ho riletto alcuni dei miei testi, messi in scena qualche mese prima del Covid all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, dove ero stato invitato insieme ad altri artisti . Rileggendoli  e recitandoli ho provato un’emozione nuova, diversa, forte, uscendo dagli schemi con i quali li avevo scritti. Quindi ho chiamato un amico violinista per provare ad adattare anche gli altri testi a questo tipo di lettura poetica e crearne uno spettacolo, nonostante all’inizio non credevo che potesse essere possibile. Uscire dalla mia comfort zone mi ha stimolato molto e mi ha spinto a mostrare questo spettacolo a Pino Carbone, a cui cedo la parola.» (Luca Persico)

«In questo ho visto del potenziale legato alla parola; riascoltare questi testi, noti da trenta anni, con questa nuova modalità mi ha suscitato un’emozione che io, essendo un regista, cerco sempre nel teatro. Quindi ho tentato di dare una dimensione teatrale, coinvolgendo altri artisti tra cui Francesca De Nicolais, senza sconvolgere la forza già contenuta nelle parole alle quali non si può rinunciare, perché tutte hanno un filo emotivo che continua a scorrere.» (Pino Carbone)

«Ai giovani di oggi quale messaggio volete trasmettere?»        

«Io non trasmetto, racconto. Nel corso della mia vita ho capito che, se si mettono in pratica le proprie idee e si è capaci di raccontarle, il messaggio arriva in modo più incisivo. Quello che vorremmo fare arrivare ai giovani è la nostra storia, con alti e bassi. Siamo stati tra i primi a sostenere che questo sistema ci avrebbe ucciso e raccontare questo percorso serve a far da promemoria.» (Luca Persico)

«Se io fossi giovane, mi avrebbe trasmesso la voglia di sporcarmi le mani ed espormi con i miei pensieri, con le mie idee, con i miei errori da correggere o da sviluppare.» (Pino Carbone)

«Secondo voi i giovani di oggi si stanno “sporcando le mani” oppure dovrebbero fare di più?»

«Personalmente sono molto attento al mondo dei giovani, sto provando a capirlo, perché mi sentivo lontano da esso, poi mi sono reso conto che anche la generazione precedente alla mia sentiva questo distacco e mi sono ripromesso di non fare lo stesso errore: non voglio essere il vecchio che buca il pallone.» (Pino Carbone)

«Anche perché voi giovani avete linguaggi diversi dal nostro, ma il fatto che noi non li comprendiamo non significa che non esistano e che non siano efficaci. Noto che i giovani sono molto sensibili ad alcune tematiche importanti e, inoltre, sono molto più capaci di intervenire rispetto a quanto abbiamo fatto noi che, vicini agli anni settanta caratterizzati da tensioni e scontri,  ne abbiamo portato avanti la conflittualità. Quindi i giovani d’oggi hanno più capacità comunicative di noi, soprattutto rispetto a temi come l’ambiente e la community LGBTQ+. Chiunque dice che i giovani stanno sbagliando è solo perché non si ricorda della propria giovinezza, io credo che il futuro sia nelle mani di chi se lo immagina e che poi lo deve vivere.» (Luca Persico)

 

 

 

Alice Ucciardo

Annarita Mollura

Elena Bellavita

Classe VA Liceo Classico

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