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La Compagnia delle Albe a Noto tra “non-scuola e spettacolo”

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La Compagnie delle Albe torna al Tina Di Lorenzo portando in scena un grande successo: "Fedeli d'amore, polittico in sette quadri per Dante Alighieri".

La Compagnia delle Albe torna al Tina Di Lorenzo portando in scena un grande successo: “Fedeli d’amore, polittico in sette quadri per Dante Alighieri“. 

La scrittura originale di Martinelli che riflette sulla potenza della poesia dantesca, centrata sull’eccezionale recitar-cantando di Montanari, ha incantato tutti e oggi vi spieghiamo perché.

La Compagnia delle Albe tra “non- scuola e spettacolo”: di seguito vi proponiamo il racconto per immagini e parole dei tre momenti dell’esperienza che gli studenti del “Matteo Raeli” hanno vissuto sotto la guida dei direttori artistici ravennati Marco Martinelli e Ermanna Montanari. Un programma ricco e intenso proposto dalla Fondazione “Tina Di Lorenzo” con la direzione artistica di Salvatore Tringali.

IL LABORATORIO

Dal 18 al 21 febbraio 2019, a Noto, le ragazze e i ragazzi delle classi III A e III B del Liceo classico “Matteo Raeli”, coinvolti nell’esperienza della “non-scuola”, sono stati condotti da Marco Martinelli, grande trascinatore, alla scoperta di un testo classico, La Divina Commedia di Dante Alighieri.
E ancora una volta contaminare un classico, “metterlo in vita,  intercettando le passioni dei giovani ha ricreato la felicità, l’ebbrezza dionisiaca della scena. 

Questa la grande scommessa di Martinelli: mettere assieme adolescenti e tradizione, far rivivere il testo dantesco nei cuori delle giovani generazioni liberando “quel fuoco d’amor, che unica forza può salvare l’umanità dalla violenza o dall’indifferenza”.

Gli studenti si sono mossi liberamente, senza schemi o regole interpretative, seguendo unicamente la forza dei sentimenti.

A partire dai versi del Purgatorio hanno espresso la gioia, la compassione; hanno urlato la rabbia, il dolore e hanno compreso euristicamente la grande attualità del messaggio dantesco, rappresentata  con un abbraccio finale, metafora della necessità di abbattere muri e superare pericolose divisioni.

Il laboratorio si è concluso nel pomeriggio di giovedì 21 febbraio, con una performance in Sala Dante, aperta ad un pubblico ristretto.

LA CONFERENZA
Mercoledì 20 febbraio, alle 18.00, in sala Dante, prima dello spettacolo serale “Fedeli d’Amore. Polittico in sette quadri per Dante Alighieri”Marco Martinelli e Ermanna Montanari hanno  conversato con il prof. Dario Tommasello, coordinatore del Dams dell’Università di Messina, con il prof. Vittorio Fiore, SDS Architettura di Siracusa, e con il direttore artistico della Fondazione Teatro “Tina Di Lorenzo”, il dott. Salvatore Tringali, sulla loro esperienza teatrale.
I due hanno raccontato che il grande amore che li ha portati a “chinarsi sui versi danteschi” è nato quando  erano appena adolescenti e frequentavano la stessa classe del liceo di Ravenna.

Il progetto di rappresentare le tre cantiche ha avuto inizio, invece, nel 2017, quando a Ravenna La Compagnia Il Teatro delle Albe invitò la cittadinanza a prendere parte alla messa in scena dell’Inferno. 

Contrariamente a quanto pensavamo, si presentarono più di mille persone. Erano tante e le abbiamo distribuite in più serate. Lo spettacolo era un insieme di parti singole e di cori. Gli interpreti, attori e cittadini, partivano dalla tomba del poeta e si muovevano come nelle rappresentazioni medievali, utilizzando la città come palcoscenico urbano. L’idea di questa grande coralità ha avuto così successo che quest’anno –  ha anticipato Ricorda Martinelli metteremo in scena a Ravenna e a Matera il Purgatorio e concluderemo nel 2021con la rappresentazione dell’intera Commedia”.

Alla domanda se e quanto la scenografia condizioni il modo di lavorare, Ermanna Montanari ha così risposto:“Io creo spazi e spazio non è scenografia, di solito parto da un simbolo e fintanto che non trovo una parte energetica dove comporre i suoni, non  inizio e – continua- stasera lo spazio è creato dalla voce e dal suono … La parola diventa spazio, diventa suono”. D’impatto anche le scenografie dello spettacolo che lo stesso prof. Vittorio Fiore, docente di tecnologia dell’architettura, durante l’incontro, ha definito “molto strutturali, architettoniche e funzionali agli spazi“.

All’ultima domanda, prima di alzare il sipario, ovvero cos’abbia spinto i due autori teatrali a mettere in scena proprio Dante, Martinelli ha risposto citando Ezra Pound: “Dante è l’everyman – cioè ogni uomo – ed è quell’atto politico e spirituale che ci riguarda tutti. Emblematica la selva oscura, metafora di una condizione esistenziale  che può essere riscontrata anche ai nostri giorni”.

“FEDELI D’AMORE”
Un viaggio verso la salvezza e la felicità. E’ questo e tanto altro Fedeli d’Amore. Polittico in sette quadri per Dante Alighieri, l’opera andata in scena giovedì 21 febbraio al Teatro Tina Di Lorenzo di Noto. Una produzione a cura del Teatro delle Albe/ Ravenna Teatro in collaborazione con la Fondazione Campania dei Festival- Napoli Teatro Festival Italia 2018 e Ravenna Festival, ideato e diretto da Marco Martinelli e Ermanna Montanari, quest’ultima anche in scena, accompagnata dalla tromba di Simone Marzocchi.

Fedeli d’Amore è uno squarcio in sette quadri, nell’universo dantesco. In una stanza buia giace il Poeta morente, in preda ad una febbre malarica. La nebbia si introduce tra le fessure delle finestre e ce lo mostra nell’ultimo viaggio: è l’alba del 1321. Si succedono gli altri quadri: il demone della fossa, un asino in croce, il diavolo del rabuffo, l’Italia che scalcia, Antonia la figlia del poeta, una fine che -va da sé-  non è una fine.

Sola sulla scena, davanti ad un leggio, Ermanna Montanari interpreta il testo drammaturgico con il corpo e con la voce, bravissima nel trasfigurare la parola facendola passare attraverso il suo corpo così che occupi la scena e ne costruisca spazi e significati, accompagnata dalla tromba di Simone Marzocchi.

Tutte le voci del polittico sono un’unica voce, quella di Ermanna: ora incerta come la nebbia, ora contadinesca e antica come quella dell’asino in croce, poi potente come l’invettiva politica sull’Italia serva,zoppa,disunita, lacerata, per poi divenire delicata, capace di esprimere quel desiderio d’amor che solo  può salvare l’umanità dalla cieca violenza. Sono voci sospese tra il Trecento e il nostro presente che ci restituiscono una realtà che è al tempo stesso metafisica e politica, umana e spirituale.In sette quadri si passa idealmente dalla selva oscura, qui evocata dalla nebbia che inesorabilmente avvolge il poeta morente alla luce, simboleggiata da Beatrice bambina, con un ritmo crescente come una marea che tutto travolge.

Uno spettacolo bellissimo con la regia del suono e le ombre di Marco Oliveri, le ombre di Anusc Castiglioni, il disegno delle luci di Enrico Insolia, il tutto arricchito dalle musiche di Luigi Ceccarelli. Musiche e magiche ombre che hanno costruito e riempito, in maniera stupefacente, la scena.

Grazie al Teatro delle Albe e arrivederci a Matera!



Le classi III A e III B del liceo classico
Photo credit: Fondazione Teatro Tina Di Lorenzo/ frame off
Le foto della conferenza sono di Gaia Pintaldi III A liceo delle Scienze Umane

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