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“L’oro di Noto”, la mostra di Lorenzo Maria Bottari, il poeta degli dei

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Lorenzo Maria Bottari ha presentato a Il Primato Netino la sua mostra, L’oro di Noto, allestita a Palazzo Ducezio.

L’artista palermitano vive a Milano, ma ritorna spesso nella sua terra d’origine per riappropriarsi di immagini e colori che appartengono al suo vissuto e per trovare nuove suggestioni. Questa volta è stato ispirato dalla città del barocco, cui ha dedicato una raccolta di dipinti, ceramiche, vetri e grafiche che è possibile ammirare dal 18 Maggio al 30 Giugno.
“Il poeta degli dei” nasce a Palermo nel 1949, ultimo di dieci figli, e già da piccolo sogna di conoscere Picasso. A sedici anni tenta di scappare di casa, però viene fermato dai fratelli e solo dopo un anno riuscirà a realizzare il suo progetto. Raggiunge Firenze facendo l’autostop e inizia la sua carriera vendendo i suoi disegni per strada. Grazie alla sua tenacia, riesce ad affermarsi in tutto il mondo e conoscerà alcune tra le personalità più significative del nostro secolo, come il pittore Renato Guttuso e la scrittrice Alda Merini. Proprio con quest’ultima è nata una forte amicizia, fonte di ispirazione per una serie di quadri che rappresentano un raffinatissimo connubio tra arte e poesia.
Egli si definisce modestamente “un artigiano”, ma in realtà i quadri esposti suggeriscono molto di più. Oltre all’abilità dell’artista che lavora su diversi supporti, dai temi trattati emerge una forte sensibilità: la poesia della Merini, il mito, le scoperte archeologiche, la storia di Federico II, il cinema e la droga sono soltanto alcuni esempi. Sicuramente questa profondità è il motivo del grande successo che la mostra sta riscuotendo e lo stesso Bottari risulta sorpeso: “Io rimango sempre lusingato quando un mio dipinto ha dei riscontri sul pubblico. Come affermava affermava Picasso, l’artista di solito è compiaciuto dell’opera che ha realizzato, ma è unica la sensazione che si prova quando gli altri la apprezzano e la interpretano con diverse visioni, che neanche l’artista immaginava”.
Con questo entusiasmo ha raccontato i suoi dipinti e ci ha catapultati in un’altra dimensione.

ALDA VIVE, 2013, tecnica mista su tavola, cm. 100×100

“Sono stato legato ad Alda Merini da un’amicizia durata un ventennio e ho avuto anche l’onore e il privilegio di ricevere delle poesie davvero commoventi dedicate a me. In verità, quando me l’hanno presentata per la prima volta, ero reduce da una viaggio in America e non sapevo bene chi stessi per conoscere. Rimasi sorpreso dalla sua schiettezza. Con il tempo ho imparato ad apprezzare questa qualità che la contraddistingueva insieme all’ironia, ravvisabile anche nei suoi scritti. Ho deciso di raffigurarla con la cornetta, perché soprattutto negli ultimi anni l’avevo vista sempre al telefono e quando parlava l’interlocutore sapeva e non sapeva cosa realmente pensasse.”

LA POSA, 1985, olio su tela, cm. 70×50

“Si è discusso molto sul fatto che la fotografia abbia soppiantato la pittura, ma con gli impressionisti non è proprio così. Anzi il pittore è diventato più un autore e ha acquisito maggiore responsabilità. Per questo motivo ho voluto fare un omaggio ad Angus Mcbill, fotografo inglese di cui sono diventato molto amico.”

PROMETHEUS UND DURRENMATT, 1991, acquatinta, com. 50×35

“Questo è un omaggio al pittore svizzero Friedrich Dürrenmatt che apprezzava molto Prometeo. Infatti, si tratta di una figura mitologica che amava i mortali e per questo fu punito”.

SEGNI ZODIACALI, 1992, acquatinta, cm. 50×35 cadauno

“Fin da ragazzino mi chiedevano al primo incontro di che segno fossi, così dopo tanti anni ho voluto rappresentare i segni dello zodiaco. Nei vari segni dell’oroscopo ho inserito il jeans pensando al film Gioventù bruciata e al tempo in cui indossarlo era una provocazione, mentre oggi è la normalità. Dietro c’è stato uno studio particolare del colore e della simbologia del segno e ho mantenuto la logica tradizionale per cui si pensa ad esempio che il leone abbia problemi di cuore o che i pesci abbiano problemi ai piedi.”

I LOVE MANHATTAN, 1990, olio su tela, cm. 70×50

“Dal 49esimo piano di un edificio di Manhattan”

Cosa rappresentano i due cuori che si congiungono assai ricorrenti nei suoi dipinti? Qual è il suo atteggiamento di fronte alle tragedie che colpiscono quotidianamente la nostra società?
“Sto forse esagerando, ma è voluto. Oggi continuiamo a sentire brutte notizie, come la recente strage di Manchester, e sembra più difficile costruire la pace rispetto alla facilità con cui si fa guerra. L’espressione dell’amore, invece, dovrebbe vincere nel tempo. La vita va vissuta e io dico sempre: “non drogatevi, ma drogatevi della vita”. La vita è la migliore droga che possa esistere e credo che ottimismo e speranza non ci debbano mai abbandonare: è la cosa peggiore che potremmo accadere. Un bell’esempio è Papa Francesco, che con con la sua semplicità e spontaneità sta risolvendo tanti problemi in breve tempo”

Nell’arco della sua vita ha avuto modo di visitare numerose città. Qual è il posto che l’ha maggiormente colpita?
“Sono me stesso dappertutto, questo non vuol dire che sia un camaleonte, ma mi adatto. Mi son trovato benissimo a Londra, però la nostalgia mi assale quando torno al sud. Se si viaggia, ci si arricchisce e tornando si dà qualcosa. Infatti non ho letto da nessuna parte le esperienze che vi ho raccontato, le ho semplicemente vissute”

Giorgio Aruta
(Sezione Di Rudinì)

 

 

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