Mar. Apr 23rd, 2024

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Solo un piccolo uomo usa violenza su una donna per sentirsi grande

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25 Novembre a Noto
La Fidapa e il Matteo Raeli uniti contro la violenza sulle donne

‘Solo un piccolo uomo usa violenza su una donna per sentirsi grande. Questo lo slogan scelto da un gruppo di studentesse e studenti dell’istituto Matteo Raeli per dire ‘no’ alla violenza sulle donne, durante la manifestazione organizzata dalla Fidapa di Noto il 25 novembre scorso, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. L’evento, tenutosi nella Sala Gagliardi di Noto, ha visto gli interventi della presidente della Fidapa, Mariacristina Toro, del Sindaco di Noto, dott. Corrado Figura, del parroco della Cattedrale, don Maurizio Novello, dell’assessore alle Pari Opportunità, Adriana Della Luna, della presidente dell’associazione antiviolenza Doride, avv. Tea Romano. Filo conduttore la lotta al femminicidio, fenomeno ormai diventato incontenibile, basti pensare che in Italia dall’inizio dell’anno sono state uccise 109 donne, tra cui, come è stato ricordato più volte, anche la netina Ada Rotini, brutalmente assassinata dal marito il giorno della prima udienza per il divorzio. Per fortuna ci sono anche donne che, dopo anni di maltrattamenti, trovano il coraggio per denunciare il loro aguzzino e intraprendere così un nuovo percorso di vita. Sono le storie di tante donne vittime di violenza, storie che hanno ispirato gli intensi monologhi, letti da alcune socie della Fidapa, e la celebre pièce ‘Mi chiamo Valentina e credo nell’amore’, brillantemente interpretata da Valentina Gallo (VA Liceo Classico) e Mattia Paoli (VA Liceo Scientifico). Ad allietare il folto pubblico in sala, anche le note del chitarrista Sandro Faro.

INTERVISTE

PRESIDENTE ASSOCIAZIONE ANTIVIOLENZA “DORIDE”, avv. TEA ROMANO
D. Quali sono al momento le difficoltà maggiori che l’associazione sta affrontando per combattere il fenomeno del femminicidio?

R. Se una donna in difficoltà chiama, si fissa un appuntamento e si accoglie: insieme si cerca di capire qual è la situazione di violenza vissuta dalla vittima, dopodiché si delinea un percorso che possiamo fare insieme a lei accompagnandola verso la soluzione. Particolarmente il compito dell’associazione consiste nel sostenere la donna dal punto di vista psicologico, rafforzando l’autostima per consentirle di poter decidere del proprio futuro. Nei casi più gravi, ovvero quando la violenza ha causato danni fisici importanti accertati da referti medici, la chiamata giunge dalla polizia o dai carabinieri. Si tratta della richiesta di accoglienza con alloggio segreto e protetto, perché la donna è a rischio di morte.

D. Avete registrato un aumento dei casi di violenza durante la fase acuta della pandemia o, come emerso a livello nazionale, le donne non sono state in grado di chiedere aiuto?
R. Riferendoci alla nostra realtà territoriale, in particolare ad Avola e a Noto, i casi sono stati mediamente quelli che si registrano tutti gli anni, ovvero all’incirca 15 accoglienze. Purtroppo troppe violenze perpetrate all’interno delle mura domestiche rimangono sommerse, perché la donna ha paura non solo di denunciare, ma anche di parlare della suo stato di sottomissione, di cui spesso non ha consapevolezza. Durante la pandemia, si sono moltiplicate le videochiamate perché le donne, segregate in casa, non potevano fisicamente recarsi al centro.

SINDACO

D. Lei è il primo cittadino di Noto da poco tempo, quali impegni intende assumersi per
un’azione efficace contro la violenza sulle donne?

R. Innanzitutto, come amministrazione, bisogna essere vicini a tutte quelle iniziative che tendono a sensibilizzare al rispetto verso le donne e verso gli altri e che hanno come denominatore comune la tutela dei diritti delle donne. Casi come quello di Ada Rotini non devono più ripetersi! Per questo è necessario che le istituzioni, soprattutto a livello parlamentare, modifichino le leggi esistenti, per garantire la certezza della pena e impedire a chi si macchia di femminicidio di avere sconti di pena o, peggio ancora, di rimanere impunito.

D. Come le istituzioni e la scuola possono attuare delle strategie comuni per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla triste tematica del femminicidio?

R. Le istituzioni e, in particolare, la scuola rappresentano il fulcro della società. Pertanto l’azione educativa deve essere volta a promuovere esempi positivi per contribuire al rispetto degli altri e particolarmente delle donne.

DON MAURIZIO NOVELLO

D. Che tipo di percezione ha la chiesa di Noto del problema della violenza sulle donne e attraverso quali strumenti cerca di affrontarlo?

R. La chiesa di Noto percepisce il problema della violenza sulle donne come un fatto molto grave. La violenza purtroppo non è una, ve ne sono vari tipi, c’è quella fisica, quella psicologica, quest’ultima più diffusa di quanto si possa pensare… Inoltre, il fenomeno della violenza sulle donne riguarda i diversi strati sociali della nostra città, quindi è diffuso in maniera capillare. Quando noi veniamo a conoscenza di qualche forma di violenza, cerchiamo di aiutare le vittime, attraverso l’ascolto e l‘accompagnamento in modo da poterle indirizzare verso le associazioni antiviolenza del territorio. In particolare, la nostra diocesi dispone dell’ufficio per le fragilità, che si occupa proprio di casi di vittime di violenza.

D. Come la chiesa locale ha sostenuto le donne in difficoltà durante la pandemia?

R. Nella nostra città durante la pandemia abbiamo avuto il caso di tre donne in tre famiglie differenti, che hanno segnalato l’impossibilità di convivere all’interno delle loro famiglie. Ci siamo fatti carico di queste situazioni, indirizzando due di queste donne in delle case in affitto fuori Noto, l’altra è stata accolta da un’associazione che dispone di un centro d’aiuto per donne che presentano problemi psicologici. Durante il periodo della pandemia l’esplosione di tanta violenza è scaturita dal fatto che molte famiglie si sono ritrovate a dover affrontare grossi problemi economici, per cui spesso il marito, invece di trovare una soluzione o magari chiedere aiuto, sfogava la sua rabbia o il suo nervosismo sulla moglie, moltiplicando così gli episodi di violenza all’interno delle mura domestiche.

Servizio a cura di Mario Leone, Benedetta Maiore, Livia Tafaro (Classe VA Liceo delle Scienze Umane)

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