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Dante. Il racconto di Alessandro Barbero

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Quale occasione migliore dei 700 anni dalla morte di Dante per leggere il libro del prof. Alessandro Barbero, dal titolo “Dante” appunto? Il grande desiderio di approfondire meglio la figura di colui che è considerato il padre della lingua italiana non poteva avere migliore appagamento. Con il libro del prof. Barbero ho trovato ciò che cercavo.
La figura di Dante è presentata in modo atipico rispetto ai libri scolastici. A scuola apprendiamo il Dante letterato. Il prof. Barbero, invece, segue il poeta, attraverso una ricca e approfondita analisi storica, nelle varie tappe della sua vita. Il libro, come la biografia di Dante, è diviso in due parti dal momento fondamentale che segna la vita del poeta: l’esilio. Alessandro Barbero ci racconta Dante dalla sua adolescenza. È figlio di un usuraio che sogna di farlo entrare nell’ambiente dei nobili. Ma sarà il mondo della politica che provocherà il suo esilio. Il leader politico della Firenze trecentesca, logorata dalle lotte tra guelfi e ghibellini, sarà costretto a lasciare la sua città. Ma dall’esilio continuerà a fare politica, invocando accoratamente l’intervento in Italia dell’imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, inviando numerose epistole anche alla moglie. Instancabilmente il prof. Barbero segue Dante quando è costretto a “mangiar lo pane altrui”, a “salire le altrui scale”, il periodo in cui il sommo poeta sarà ospite dei signori Bartolomeo e Cangrande della Scala, a Verona.
È proprio questo che ho amato della storia raccontata con il solito fervente pathos da Barbero: il Dante cittadino che ricopre varie cariche politiche, il quasi oratore che tiene numerosi discorsi in tutte le assemblee in cui siede, per cercare di ottenere il consenso, di convincere gli altri membri.
Minuziosa e attenta è la ricostruzione che lo storico fa di alcune vicende della vita di Dante, sostenendo varie ipotesi, argomentando pro e contro grazie anche al contributo delle cronache del tempo di Dino Compagni o Giovanni Villani.
Devo tuttavia ammettere che la parte iniziale del libro è difficile e faticosa, non per il linguaggio, sempre semplice e chiaro, ma per la ricchissima dovizia di nomi che, a volte, fanno perdere il lettore nelle intricate vicende del tempo, dimenticando quasi il nostro protagonista.
Eppure, consiglio a tutte e tutti i miei coetanei di leggere l’avvincente storia di Dante del prof. Barbero, sia per conoscere il Sommo da un’altra angolatura, sia per apprezzarne la grande contemporaneità come cittadino attivo del 1300.
Buona lettura!

Vincenzo De Luca
3ªA Liceo Scientifico

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