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Quale potere? Riflessioni sul tema grazie a Kairòs

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È all’insegna di tale tema che si è svolta la quarta edizione di Kairòs, il Festival della Spiritualità, tenutosi a Noto dal 24 marzo al 2 aprile 2017 e organizzato dall’Associazione “Le rotte di Ulisse”. Protagonisti degli ultimi tre incontri sono stati Alessandro Vanoli, scrittore e storico presso l’Università di Bologna, il Vescovo di Noto Monsignor Antonio Staglianò e Sebastiano Maffettone, filosofo e docente di filosofia politica presso la LUISS. Affrontando il tema da prospettive diverse, questi importanti nomi del panorama culturale nazionale hanno saputo argomentare e rispondere alla domanda “Quale potere” in modo dettagliato, rigoroso ma anche coinvolgente.
Alessandro Vanoli, citando ad apertura di incontro il suo libro “L’ignoto davanti a noi. Sognare terre lontane”, afferma che nonostante ci siano stati tanti viaggiatori e tante scoperte, il mondo sia ancora un luogo da esplorare, quindi adatto ai sognatori che sono costantemente alla ricerca dell’ignoto e dello stupore. Egli pensa che l’ignoto si trova dentro di noi e va cercato, andando oltre limiti e paure. “Tutta la storia dell’uomo è un superamento di limiti geografici, etnici, culturali e tecnologici… essere disobbedienti è il fondamento del viaggio”. Vanoli racconta che a Torino si è aperta recentemente una mostra politica “Sulla via della seta”, frutto del rapporto tra Italia e Cina, indicativa della trasformazione dei meccanismi del potere. Un potere plurimo che rileva la scomparsa dei soggetti di diritto in un mondo che si globalizza. Vanoli si chiede “Cosa resta del potere sul mondo e chi governa il mondo oggi?”. Partendo da un excursus storico sulla nascita del concetto di Nazione, passando attraverso le classiche teorizzazioni filosofiche contrattualiste sullo Stato, lo scrittore afferma che lo Stato-Nazione è in pieno declino e con esso i soggetti di diritto. Eppure l’impero americano, che poteva essere inglobante e inclusivo, ha rivelato la sua incapacità di svolgere tale funzione, a fronte di una Cina sempre più forte, una Russia militarmente potente e dei paesi economicamente emergenti. E allora oggi? Gli Stati sono elefanti, incapaci di gestire scambi e comunicazioni, il potere reale è nelle mani delle compagnie transnazionali e l’entropia del potere si sfalda in molteplici rivoli commerciali. La Cina è l’unica realtà al mondo in cui esiste un forte sodalizio tra Stato e mercato, finalizzato alla costruzione di una fitta rete commerciale che conquista spazi visivamente reali, lungo una “nuova via della seta”. Vanoli conclude sostenendo che siamo in un momento fantastico di profonda trasformazione e di passaggio, tale da non poter essere reso a parole. L’ignoto è sempre davanti a noi e, anche se ciò che resta inesplorato si riduce, le possibilità della fantasia restano infinite.
“Quale potere per la chiesa del terzo millennio?” Ce ne ha parlato in un secondo incontro Monsignor Antonio Staglianò.
“Che cos’è la verità? Quid est veritas? Io sono la via, la verità e la vita. Ego sum via, veritas et vita.” Con questo celebre dialogo tra Gesù e Pilato, il Vescovo ha aperto la sua lectio magistralis nella sala delle feste di palazzo Nicolaci, lo scorso 1 Aprile. È con queste efficaci parole che ha presentato la sua visione della verità, riconducendola a quel Cristo che nell’assoluta impotenza del Crocifisso ha sprigionato il potere più grande, quello dell’Amore. Il potere costitutivo dell’Amore coincide con l’umanità stessa ed è la “capacità di un essere umano di restare umano”, mentre la funzione della Chiesa è umanizzare. Il divino è il potere dell’essere umano e coincide con il potere di trascendersi nell’amore.
“Qual è il potere di un vescovo? È il potere di parlare a voi, di toccare le vostre coscienze, quelle dei bambini, di avere quindi una grande responsabilità.” Così risponde Antonio Staglianò a una domanda che lo riguarda direttamente e che egli stesso si pone. Giunto quasi al termine del suo discorso, ricorda Don Pino Puglisi emblema del potere della Chiesa nel dono della sua vita per i bambini. “L’origine del potere? È nella creazione di Dio. Come lo ha esercitato? Creandoti a sua immagine e somiglianza”; queste sono le ultime domande alle quali il Vescovo ha risposto. “Amore non è stare gli uni accanto agli altri, bensì stare gli uni dentro gli altri”, come quando Adamo vide Eva “ossa delle sue ossa, carne della sua carne e poté cominciare ad amare.”
Nell’analisi del professore Sebastiano Maffettone, durante l’incontro conclusivo di Kairòs, su “Potere: soggetto ed istituzioni”, la filosofia “apre i problemi ma non li chiude”. Uno di questi problemi è la crisi del modello democratico occidentale che sembra vacillare nelle sue fondamenta. “Il potere è il centro della politica” e la possibilità di comando, dominio, egemonia dipende dall’approccio e dall’universo teorico ed empirico. Sostiene il filosofo che tali modelli devono essere conciliati. In dottrina si considerano cinque accezioni di potere, il primo è quello elitistico, cioè quello delle élite, che si contendono il potere; il secondo è quello pluralistico, che poggia sulla convinzione dell’esistenza di una società civile forte che riduce il peso della politica; il terzo modello è quello realistico, un modello pessimistico della politica, in cui ognuno vuole liberarsi dell’altro, dove il conflitto è l’essenza della politica, si tratta infatti di una costruzione agonistica, che esclude la razionalità ovvero la capacità di risolvere i problemi della società; il quarto è il modello del pensiero normativo, definisce il potere come necessità di convivenza che si basa sui fondamenti critici della democrazia e la crisi dell’Occidente è la crisi di questo modello; il quinto modello è il soft-power, cioè il potere dei media, che agisce sulla formazione delle preferenze. Ribadisce Maffettone che per noi occidentali il modello normativo e la politica non servono per constatare il conflitto della società, ma per fare qualcosa di utile per la società. In definitiva il problema di tale modello è che esso soffre fortemente dell’astrazione, del resto Marx stesso sosteneva che la teoria è ideologia. Oggi però la gente non vuole politica attraverso le istituzioni, ma attraverso le persone, vuole prassi e, come pensava Gandhi, non si può fare politica sui libri, è necessario portare sul proprio corpo il peso e la vita degli altri. “Chi assicura che la politica dell’Occidente sia ancora il modello per eccellenza?”. Ciò che ci serve oggi è un modello normativo differente, alla luce di una politica decostruttiva, che cerchi di conciliare spiritualità e conoscenza, un modello normativo che dia spazio alla spiritualità.
Potere e spiritualità: quale luogo di incontro migliore di Kairòs?
Istituto Matteo Raeli – Noto
Sez. via Montessori

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