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Siciliani: istruzioni per l’uso! Scherzose e brevi tracce di sicilianità

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"Siciliani: istruzioni per l’uso!", ovvero scherzose e brevi tracce di sicilianità tracciate da Alessandro Marziano, studente del Matteo Raeli di Noto.

Quando si tenta di descrivere la personalità del siciliano medio bisogna fare molta attenzione ad evitare di imbattersi in stupidi luoghi comuni.

Sono certo che esistono alcune caratteristiche tipicamente siciliane che rendono speciali gli abitanti della nostra isola.

L’immagine che per prima viene in mente è legata alla straordinaria capacità di essere ospitali che difficilmente si ritrova in altre aree geografiche italiane e non. C’è solo un piccolo problema che si genera “dall’ansia dell’ospitalità”. Per farla breve, anche se hai appena posato le valigie, dopo averti accolto con interminabili e stritolanti abbracci, un siciliano ti chiederà immediatamente quando ripartirai. Ma non per farti “prescia”, attenzione, ma quasi come per assicurarsi che la sua performance di ospitante possa essere al top per tutta la durata della tua permanenza.

Di sicuro, siamo focosi e veraci, anche troppo. Proprio per questo, più mi impegno nel tracciare un identikit, più si alzano le possibilità che finisca “a schifìu”.
Siamo anche spigolosi, sì, e non si sa mai come prenderci.
Se presso i Greci la performance di una tragedia richiedeva agli attori una gestualità notevole, proprio al fine di suscitare sentimenti quali pietà e paura… il siciliano ha ereditato e fatto suo pure questo: ne è l’esempio il continuo gesticolare, che raggiunge l’apoteosi nell’affettuosa “scucciata ri cuoddu”.

E vogliamo parlare di pranzi e cene? Consumare un pasto in Sicilia, specialmente durante ricorrenze e festività, è un’impresa ardua e una questione alquanto “luncariusa”.

Dietro una tavola imbandita ci sono, oltre all’amore e a tanto impegno, cuochi e commensali che fanno di pranzi e cene delle vere e proprie cerimonie.
In Sicilia il cibo è dunque una cosa seria e come tale va “affrontato e sconfitto”, in un rapporto di amore-odio che va oltre… l’indigestione.
Durante i pasti, la lentezza e la varietà delle portate proposte sono protagoniste assolute. Ricordate però che se partecipate ad uno di questi riti collettivi, una delle cose che può minare fortemente la stabilità psicologica della padrona di casa è il gran rifiuto del “sono troppo pieno”.
Bedda matri, offesa graviiissima è!

Ma ritorniamo ai luoghi comuni.

C’è chi pensa che in Sicilia tutti abbiano una lupara sempre a portata di mano (chissà dove avrò messo la mia, non la vedo da un po’ ora che ci penso…) e chi crede che ci si vesta sempre e solo di nero o che non si possa uscire di casa sforniti di una coppola e del marranzano, guarda un po’ che dresscode! Ma un momento…dove ho parcheggiato lo scecco? Lasciamo stare va che devo togliere u muluni dal freezer, maruvaja congelato lo trovo!

Articolo di Alessandro Marziano VA Liceo Scientifico

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