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Gianpietro Ghedini a Noto per raccontare la storia del figlio Emanuele, ucciso da una pasticca

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Gianpietro Ghedini, il fondatore dell'Associazione Ema Pesciolino Rosso, ospite a Noto per raccontare la storia del figlio Emanuele, ucciso da una pasticca.

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Gianpietro Ghedini, il fondatore dell’Associazione Ema Pesciolino Rosso, racconta la sua esperienza agli alunni del Matteo Raeli.

Il 14 febbraio nella cattedrale della città barocca, luogo di maggior rilievo per la comunità netina, Gianpietro Ghedini ha incontrato gli alunni dei vari indirizzi dell’Istituto Matteo Raeli di Noto per raccontare la sua esperienza di vita, la sua sofferenza e la sua voglia di aiutare altri ragazzi che, come suo figlio, cadono nella trappola della droga.

Uno degli problemi più trattati tra quelli che coinvolgono i giovani in questo periodo è quello della droga e dei danni che essa provoca. Proprio per questo motivo, l’Istituto ha voluto organizzare un toccante incontro che ha visto protagonista un papà che a causa degli stupefacenti ha perso un figlio adolescente. Il papà in causa si chiama Gianpietro Ghedini, suo figlio Emanuele è morto a causa dell’LSD, ovvero una fra le più potenti sostanza psichedeliche conosciute che causa alterazioni della percezione dell’umore per oltre 10 ore. Alla conferenza, iniziata intorno alle ore 10:00, oltre a centinaia di ragazzi tra i 13 e i 17 anni (con le rispettive scuole), hanno partecipato anche numerosi cittadini che si sono recati nella Basilica spinti dalla voglia di ascoltare e magari ricevere un aiuto.

Ad aprire l’incontro è spettato al Dirigente Scolastico dell’Istituto Matteo Raeli di NotoConcetto Veneziano che, dopo aver salutato i presenti, si è complimentato col padre di Emanuele per aver trovato la forza di andare avanti raccontando un’esperienza molto triste ma che riguarda, purtroppo, tante famiglie. Subito dopo ha preso la parola Ghedini, imprenditore e libero professionista che, dopo la morte del figlio, ha creato la Fondazione Ema Pesciolino Rosso (dal nome del figlio Emanuele) con la quale ha portato la propria testimonianza in oltre mille incontri in tutta Italia ed che ha come obiettivo il coinvolgimento di giovani nel mondo del lavoro, aiutandoli a realizzare le loro idee.

Ghedini ha raccontato la sua storia in modo molto coinvolgente e toccante, ha parlato del rammarico di non essere a casa quella tragica sera, del tempo che non ha dedicato al figlio, quando magari ne avrebbe avuto bisogno, degli effetti che producono gli stupefacenti e soprattutto dei danni che ha prodotto l’LSD su suo figlio Emanuele. Emanuele, dopo una serata in discoteca, imbottito di LSD, si è buttato nel fiume per uccidersi, nello stesso punto in cui, da piccolo, aveva liberato il suo pesciolino rosso.

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Ghedini, in ogni suo incontro, cerca di sensibilizzare noi ragazzi, ci esorta a non isolarci e a parlare sempre con i nostri genitori, con gli insegnanti e a chiedere aiuto. Il “relatore” ha, infine, ricordato che in memoria di suo figlio ha pubblicato un libro intitolato “Lasciami volare papà”, pubblicato dalla casa editrice Mondadori, un’opera che nasce dalla sofferenza e dal dolore per la morte di un ragazzo di sedici anni affinché quella morte non sia vana e possa, invece, incoraggiare il dialogo tra genitori e figli.

La conferenza si è chiusa con un lungo, forte e sincero applauso da parte dei partecipanti.

Articolo a cura di Simone Costanzo IV A CAeT

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